giovedì 16 giugno 2011

La prefazione del libro di Silvano Notari sul mensile "ARTJOURNAL"

Si informa che è in edicola
il mensile d'arte e cultura  "Artjournal"
di Luglio 2011 
con
la prefazione e l'immagine del libro di poesie
 di Silvano Notari
 "Un uomo ridicolo"
 - Collana Sibilla - Edizioni Pendragon
 a cura di Cinzia Demi

martedì 14 giugno 2011

La presentazione di "Un uomo ridicolo" di Silvano Notari a Ca' La Ghironda - Zola Predosa (Bologna)

Sabato 11 giugno 2011 ore 17.00
Ca' La Ghironda - Zola Predosa - Bologna
Presentazione del libro di Silvano Notari
"Un uomo ridicolo"
Edizioni Pendragon
Pubblico meraviglioso e splendida cornice: nell'area museale di Ca' La Ghironda a Zola Predosa, si è tenuta oggi la presentazione del libro di Notari: "Un uomo ridicolo" della collana Sibilla Edizioni Pendragon, curato da Cinzia Demi. Sono intervenuti il Dott. Mauro Carboni, assessore alla cultura del Comune di Zola Predosa che ha parlato della passione di Notari per l'arte della poesia ed ha sottolineanto le varie declinazioni che prende la poetica dell'autore nei campi della vita; il maestro Francesco Martani, padrone di casa, artista di grande livello internazionale che ha sottolineato il percorso psicologico dell'autore all'interno della percezione e del contatto con il mondo che ha come risultato la sua resa poetica, senza dimenticare le sue origini contadine, forti e robuste e la semplicità che lo contraddistingue traducendosi in testi poetici di chiara bellezza; Cinzia Demi che ha parlato della naura della poetica di Notari, prendendo spunto dalla prefazione del libro di cui è anche curatrice eche ha letto alcuni tra i testi più emblematici della produzione dell'autore;  Il prof. Paolo Senni che ha ammirato la crescita a livello poetico dello stile di Notari.  Oscar de Pauli, collaboratore del Circolo La Fattoria e coordinatore del Laboratorio di Parole di Bologna che ha evidenziato la bellezza dei testi di Notari e la loro complessità all'interno di un'opera strutturata come il libro stesso appare. La presentazione si è conclusa con i ringraziamenti e i saluti da parte dell'autore che ha letto un testo d'impegno politico per rivendicare anche la sua idea sulla situazione attuale.










giovedì 9 giugno 2011

Il libro di Notari recensito in vari siti Internet

A cura di Renzo Montagnoli
Psico poesia
E’ proprio vero che poeti si può nascere, ma che scrittori di poesie si diventa con uno studio continuo e approfondito, perchè non c’è talento che possa rivelarsi tale se non adeguatamente coltivato.
E’ questo il caso di Silvano Notari, di cui in passato ho avuto occasione di leggere una silloge (Il sorriso del pensiero), nella quale si poteva riscontrare una certa attitudine poetica, tuttavia non accompagnata da una tecnica adeguata che potesse dar luogo a un lavoro di particolare interesse.
L’autore bolognese, a quanto mi risulta, si è poi dedicato con passione alla poesia, leggendo e applicandosi a dovere, e così quel talento che prima era indovinabile con quest’ultima raccolta è finalmente emerso.
Si possono infatti scorgere elementi di equilibrio e di armonia non occasionali, ma continui, accompagnati anche da invenzioni poetiche che impreziosiscono il verso e danno forza al concetto espresso ora in modo più chiaro e convinto.
Insomma, a dirla con parole un po’ più semplici, Notari è riuscito a passare dal ruolo di aspirante a quello di artista e pertanto onore al merito, perché so, per esperienza diretta, quanta fatica si debba fare per migliorarsi in modo significativo.
Ora, ai testi di Un uomo ridicolo si vorrebbe attribuire un significato psicologico, come anche scrive Cinzia Demi nella introduzione; tuttavia, al di là della psicanalisi di Freud o di Jung, mi permetto di puntualizzare che questa raccolta è di poesia introspettiva, di analisi interiore, rapportata con il mondo esterno, e quindi solo in questo senso è una poesia psicologica, ma senza astruserie che spesso rendono grevi la lettura e quindi con una comprensibilità e gradevolezza che accompagnano tutta l’opera.
E’ piacevole infatti recepire la comunicazione in presenza di equilibri e armonia che contribuiscono alla identificazione di uno stile personale, sempre suscettibile di miglioramenti, ma già ora ben preciso e appagante (All’alba sono tenebre in fuga / raggi apicali le inseguono / in nicchie si ritrae il sogno / di luminosi spazi mentali. / Il pensiero apre il sipario / sul proscenio già danzi / fringuelli intonano liriche / sulle punte volteggi gioiosa. /…); oppure (Luce che abbaglia/ il tuo sguardo / bagliore ammaliante / che trafigge la mente. / Sospiro di vento / il tuo respiro / plano volando come gracile foglia. /…), o ancora (La sera umida e pallida / mostra tutta la mestizia / del giorno che sfuma. / Il buio ha la meglio / col suo grigionero copre / gli orrori del mondo. /….).
C’è ariosità in questi versi, un flusso continuo in un ritmo del tutto equilibrato, che si recepisce con facilità, immediatamente, lasciando al dopo l’opportuna riflessione. E’ una poesia, perché si tratta di poesia in tutti i sensi, di carattere onirico, in cui i sogni sono più concreti della realtà e in cui si accompagnano visioni metaforiche che fanno andare il nostro sguardo oltre l’apparente per cogliere ciò che è verità. Il tema non è certo facile da trattare, ma Notari è riuscito a domare l’irruenza delle sensazioni intime riproponendocele in altra veste, frutto dei risultati della sua analisi posta a disposizione di altri, che un po’ ci si ritrovano, perché in fondo l’uomo ha una natura comune, pur con le inevitabili sfaccettature, ma ciò che domina in tutti, e spesso inconsapevolmente, è il significato da dare all’esistenza (...Sarai immensa anche nel silenzio / di palcoscenici desrtu e luci spente. / Il poeta? Una libellula impaurita / un soffio di nulla e scompare.).
E qui concludo, con la raccomandazione di leggere questo libro, perché sicuramente non ve ne pentirete.


 
http://www.liberolibro.it/silvano-notari-un-uomo-ridicolo/

martedì 7 giugno 2011

Silvano Notari a Ca' La Ghironda

Sabato 11 giugno 2011

Ca' La Ghironda
V. L. da Vinci 19
Zola Predosa
ore 17.00
presentazione del libro
"Un uomo ridicolo"
Pendragon
di
Silvano Notari
intervengono
Mauro Carboni - Assessore alla Cultura Comune Zola Predosa
Dott. Francesco Martani - Area Museale Ca' La Ghironda
Cinzia Demi - curatrice del libro

Silvano Notari - Un uomo ridicolo - a cura di Cinzia Demi

Giovedì 5 maggio 2011 - ore 15.30
Circolo La Fattoria - Bologna
presentazione del libro di
SILVANO NOTARI

Un uomo ridicolo
Collana di poesia Sibilla a cura di Cinzia Demi

Edizioni Pendragon

Cinzia Demi, Silvno Notari, Antonio Bagnoli, Oscar de Pauli

"Voci dal Buio" poesie di Arnaldo Morelli

Selva Malzezzi - Molinella "Voci dal buio" poesie in dialetto romagnolo di

Arnaldo Morelli

presentazione di Cinzia Demi
Interventi di Gianfrano Lauretano
Marco Antonellini 
[fotomorelli.jpg]

La copertina di "Voci dal buio" è stata realizzata dal maestro Maurizio Caruso
presente alla serata con l'originale dell'opera
Si è svolta Mercoledì 17 giugno 2009 a Selva Malvezzi la presentazione del libro di Arnaldo Morelli "Voci dal buio", poesie in dialetto romagnolo, edito da Pendragon. Alla presenza di oltre cento persone, in un'atmosfera gioviale, un buon lambrusco e un complessino di chitarre e mandolino hanno sottolineato i momenti più salienti, con calici alzati in brindisi augurali e con musiche riprese dall'Orchestra Casadei e dai ritmi popolari di tradizione romagnola. Ospiti della serata Gianfranco Lauretano, Marco Antonellini e Cinzia Demi, curatrice del libro e della presentazione. Belle le poesie, bella l'ospitalità, complimenti all'autore per averci regalato questi momenti.
Dalla presentazione di Cinzia Demi:

La poetica di Arnaldo Morelli ci porta, senza dubbio, un messaggio di comunicazione trasparente. Non quella dell’ovvietà del “si dice, si fa…”, dove tutto rende superflua l’indagine e l’approfondimento, non quella frutto di una curiosità che è dovunque e in nessun luogo. Lungi dall’essere distratto, dall’essere incapace di soffermarsi lo sguardo comunicativo di questo poeta si rivolge, in prima battuta, ai gesti di vita quotidiana, al “contadino che si è svegliato/ancor prima del gallo/e va a riempire la valle/coi suoi versi./Una biada per i buoi…” , alla vita semplice da bravo ragazzo di campagna di Brev ragaz “si era croci al vento/aquiloni di stracci/però molto contenti/perché buoni ragazzi…” dei quali coglie gli emblemi e i significati che esprimono il suo senso della vita, fatto di dubbi e smarrimento, come se a guardare fosse, ancora una volta, quel “fanciullino” di pascoliana memoria.
Nel passaggio dalla vita di campagna al lavoro di città, dove si ritrova “… solo fra scontenti” fra “Gente che alla mattina sognava facesse sera…”, nel poeta c’è tutta la consapevolezza di una contraddizione della realtà sociale, di un Pasolini che non sfugge aver assimilato, in cui le trasformazioni, pur volte ai miglioramenti, portano sofferenza perché accompagnano sempre una perdita di qualcosa “Che adesso non mi bagno più i piedi nella rugiada/non mando più una vacca a pascolare/non levo più le erbacce dalle entrate/non gioco più vicino alle farfalle”. Ed è come se la solitudine improvvisamente si appropriasse degli spazi più vitali, una solitudine globale, planetaria dove l’uomo si sente “… un prigioniero legato/a una catena di montaggio” che gli fa tristemente dire “io sono prigioniero e accanto a me/c’è un ingranaggio, un ingranaggio…” e che non è la stessa che potrebbe accompagnarlo a sperimentar se stesso ma è una solitudine che, mentre le accomuna, annienta le varie identità negandogli il tramonto, ossia l’avvento verso un nuovo modello di umanità.
Del resto di umanità c’è n’è parecchia nelle poesie di Morelli, non scevre neanche da echi Ungarettiani di evocative memorie di guerra “perché cannoni contro voci e gente?/Si va veloci su questo frangente/c’è fretta di tornare a far rumore/Un minuto di silenzio sbatte il cuore/di fronte al sasso a non dimenticare” dove il sapiente gioco di semantica delle parole del frangente bellico cannoni/sassi con quelle del dolore e del sentimento voci,gente/cuore, raccontano bene anche questi momenti di esperienze vissute, passando dalle immaginabili eppur certe sofferenze.
Il poeta per fortuna si riscatta e torna a vivere nell’amore per le donne e nell’amicizia per gli uomini. Per ognuno coglie un senso d’esistenza, un particolare che distingue, un affetto che arricchisce. Così Giulia a cui “stringono i vestiti”, Mira “che dove butto gli occhi io c’è amore e poesia”, Marisa per la quale I Girasul “sono sbagliati/sono all’incontrario/Chi li gira così/ qua verso te?...”, Anna che ad “…immaginare le mani tra i tuoi capelli/che odo nella testa un suono d’orchestra”, Nanà che “Lascia la chiave nella toppa/affinché io non bussi…” assurgono tutte a figura di Beatrice dantesca come se si volesse “dire di” loro “quello che mai non si disse d’alcuna” e attraverso di loro “al lettor ben gli occhi al cielo alzare” , in una girandola di racconti, evocazioni e suggestioni del fascino della bellezza femminile, che trasportano il poeta in un vortice di passioni, la più forte delle quali è, però, quella per la madre, guarda caso Maria, alla quale egli si rivolge con un rispettoso quanto idolatrante “Voi”: “Do del voi a mia madre/Nel nostro tempo insieme/mai ha detto di farmi da parte/ Mai ha detto di darle del tu/Dalla mia parte anch’io/non mi sono mosso più di tanto/C’è rimasto un gradino/che non mi viene di salire”.
Ma anche per gli uomini c’è un filo conduttore che racconta, che regala immagini in cui tutti possono trovare volti conosciuti. Chi non ha mai sentito parlare di uno come Xilocchi che era “un uomo da poco”, “dentro ai libri la sua storia non la troverete”, “Era uno che lavorava come tanti”, “Ma del male non ha fatto di sicuro/Mai ha avvelenato un campo/o un fiume, o un pezzo di cielo..”, “era un uomo, uno che è passato/senza passare per la storia”, chi non ha mai avuto a che fare con uno come Cesarino che “Nel suo cantuccio” “creava chitarre e violini/che poi non vendeva/non hanno un valore/Diceva: Son qua/con le corde tirate/aspettano un contatto”, chi non ha mai sentito cantare uno come Primo dla Rafae’la che ha “occhi e capelli al cielo tra nubi e stelle/occhi e capelli al vento che par volare”? Insieme, questi uomini e altri, uniti in uno stesso cammino possono aprirsi all’orizzonte del possibile, per dare un senso comune alla vita, possono rincorrere anche un’utopia, che valga come direzione e non come meta, per orientarsi oltre l’esistente e verso il futuro in una progettualità, che è fonte stessa d’esistenza.
Infine uno sguardo alla lingua usata dal
poeta, il dialetto romagnolo, quello dal quale era imprescindibile l’uso per realizzare, secondo la sensibilità del poeta, testi di così fatto impatto emotivo. Morelli ama le sue origini, quelle zone tra Meldola e Rocca delle Caminate nel forlivese, e usa il suo dialetto come un fiore che accarezza i pensieri, per renderli più dolci e fruibili al lettore “Però i miei pensieri son lì/in quel puntino/che appena posso in quel puntino/ci appoggio la penna/Caro dialetto come stai?/Ti scrivo per tener vivo il tuo suono”. E non c’è dubbio che non ci riesca. Così come risulta chiaro che le frequenti parole tronche di questo linguaggio, e il riproporre spesso suoni e versi di animali, producono una musicalità dal ritmo sincopato che si inserisce in una dimensione quasi da filastrocca, non sminuendo mai ma, anzi, contribuendo a dare alle immagini una connotazione romantica. Del resto Morelli è un romantico del suo tempo, un appassionato di poesia che dice di se stesso “non sarò mai capace di buttare via/nemmeno un foglio di questa mia passione”, “tra me e me attraversano il mio tempo/Non posso dopotutto liberarmene/di queste carte come fosse niente/vorrebbe dire gettare via il mio mondo”, “E tutte le volte che ci vado attorno/la pelle d’oca ho per volare/Con queste storie d’amore, e di dolore”.